Come brillanti invischiati nel bitume sono tantissimi giovani eccellenti e creativi il cui talento viene delittuosamente sprecato dall'entropico sistema “ITALIA”.
Si parla tanto di fuga dei cervelli, di declino del nostro Paese , che non ce la fa a competere nel contesto innovativo-produttivo globale.
Ma quali sono le cause lontane e vicine dell'attuale crisi di crescita ?
Non è difficile farle risalire alle scelte sbagliate operate oltre un quarantennio fa nel demagogico tentativo di “livellare” forzosamente tutte le potenzialità intellettive degli adolescenti,distruggendo
una scuola media inferiore che bisognava, sì, modificare nei metodi per adattarla a nuove esigenze
socio-formative adeguate ad un paese che passava da un'economia prevalentemente agricola ad un'economia industriale, ma non snaturare stravolgendone l'impostazione culturale generale che era senz'altro valida, pur essendo fruibile su piccola scala dai ragazzi di allora.
Sarebbe bastato incrementare notevolmente gli stanziamenti ed attenuare la rigidità dei metodi di approccio didattico, integrando nel contempo con nuovi contenuti quelli tradizionali (linguistici, storico-letterari, scientifici ed artistici), senza alterare irreversibilmente
la struttura portante della scuola del latino, che era obbligatorio, sì, ma utile alla formazione delle intelligenze, se si considera la potente capacità formativa di esso,sia sul piano storico-linguistico che su quello logico (si pensi alle soppresse versioni dall'italiano in latino) .
Che cosa fu fatto invece?
Fu smantellata la struttura di base, rendendo prima facoltativo il latino e poi eliminandolo.
L'insegnamento della matematica, che era, sì, bisognoso di nuovi approcci didattici, meno “aridi”
e maggiormente raccordati con i contenuti umanistici, fu stravolto dalla massiccia introduzione dell'insiemistica, a scapito del sistematico addestramento al calcolo algebrico, con i nefasti effetti riscontrabili attualmente,dopo oltre quarant'anni di sfascio didattico, nella maggior parte dei quattordicenni: incapacità logico-deduttiva, scarse abilità nel calcolo algebrico ed addirittura in quello aritmetico, una volta lodevolmente sviluppato nella scuola elementare.
Dell' abolizione dello studio del latino dovremmo vergognarci quali indegni eredi di un patrimonio di conoscenze e di valori da cui ha tratto origine la cultura occidentale, e quando dico cultura intendo parlare non soltanto di quella umanistica, ma soprattutto di quella scientifica (si pensi alla pubblicazione degli articoli scientifici in latino).
L'eliminazione dello studio del latino ha avuto come dirette conseguenze :
-l'ignoranza, quasi sistematica, dei costrutti sintattici fondamentali, a causa della graduale soppressione dell'uso, anche a livello elementare, dell'analisi logica;
- il crescente impoverimento del lessico, che oggigiorno ha raggiunto livelli vergognosi, anche per un uso non intelligente di cellulari e computer;
- l'ignoranza della consecutio temporum, non solo, ahimè, nella lingua parlata, ma
sempre più estesamente in quella scritta. Si pensi ai recentissimi corsi di recupero di italiano, istituiti da molte università per ovviare ai drammatici problemi di incomprensione del nostro idioma
da parte di gruppi sempre più folti di diciottenni semianalfabeti.
Se le cause remote dell'attuale sfascio culturale risalgono al lontano 1963 con l'avvio della scuola media riformata, sono invece da individuare negli anni successivi al 1968 le prime avvisaglie dell'attuale impoverimento culturale di massa.
Altro che scuola dell'obbligo !
Sull'onda degli slogan inneggianti al “diritto allo studio”, fu compiuta la definitiva, demagogica trasformazione della scuola italiana in scuola del diritto all'ignoranza.
Il parto più dannoso della scuola postsessantottina fu l'esame di maturità con il colloquio in due sole materie, introdotto nel 1969 e da me definito l'esame a menu,in quanto la prima materia veniva scelta dal candidato, mentre la seconda veniva “scelta” dalla commissione, con il fondamentale “apporto” del commissario interno.
Poi vennero, sempre sull'onda lunga del '68, in altri paesi europei già smorzatasi da tempo, i decreti delegati del 1974, che assestarono il colpo di maglio definitivo alla vecchia scuola della cultura, introducendo l'assemblearismo nelle aule ed in tutti gli altri organi scolastici elettivi.
Sono stati più che sufficienti trent' anni di assemblearismo postsessantottino, che ha comportato innumerevoli perdite di ore di lezione bruciate in assemblee di classe e d'istituto, per completare la distruzione della scuola italiana, il cui disordine è andato via via crescendo nell'indifferenza dei governi che si sono succeduti trattandola come un sistema a sè stante, dialogante soltanto con se stesso e non rapportato, salvo lodevoli eccezioni, con le esigenze dell'evoluzione della società.
Oggi è difficile recuperare il tempo perduto, e questa difficoltà di recupero diventa sempre più costosa in termini di mancato incremento del prodotto interno lordo, nei settori tecnologici di punta, sia su scala europea che su scala globale.
Questo ultratrentennale degrado culturale è confermato tra l'altro dalla più alta diffusione, a livello europeo, dell'uso dei telefoni cellulari. L'uso demenziale, non per effettiva necessità, di questi
avanzati oggetti tecnologici è fine a se stesso, in quanto, nella maggior parte dei casi non contribuisce alla diffusione della cultura, ma a quella di una nuova forma di stupidità mediatica, che
si aggiunge a quella di sempre più numerosi teleutenti, poco attrezzati culturalmente e dediti alla
sistematica visione di demenziali e volgari reality show e di rubriche di astrologia e chiromanzia ,
in onda su quasi tutti i network televisivi per esclusivi motivi di cassetta (pecunia non olet).
In questo mare di subcultura, in cui i veri valori si sono persi,offuscati dalla voglia di apparire a tutti i costi, senza che abbia alcuna importanza quello che si fa o si dice, i giovani privi di stimoli culturali sono portati ad adeguarsi alla massa, a sentirsi omologati ad uno standard, come un telefonino o un lettore di DVD, anzi hanno paura di apparire positivamente diversi dalla massa.
I giovani promettenti culturalmente, le cosiddette eccellenze,sono purtroppo in minoranza e lo diventano sempre più perchè un sistema socio-culturale così degradato tende naturalmente ad assestarsi “per gravità” ai livelli più bassi.
I nostri giovani intellettuali devono andare all'estero per inserirsi degnamente. E quando dico intellettuali non mi riferisco ai frequentatori più o meno illustri di salotti politici e mediatici, che oggi sembra siano diventati gli unici organi in grado di decretare , non democraticamente, il successo o l'insuccesso di una persona: mi riferisco alle sempre più folte schiere di giovani matematici, fisici, biologi,medici, ingegneri cui non vengono offerte nel paese di origine tutte le opportunità di crescita culturale e professionale cui hanno diritto, senza che ,per potere fruire di esse, debbano essere costretti ad entrare a far parte della corte di certi baroni accademici che non vedono di buon occhio la presenza in istituto di elementi eccellenti, preferendo inserire al loro posto giovani di medio livello, appartenenti alla cerchia dei “soliti noti” in ambito accademico.
Non è così in Finlandia, al primo posto nel mondo per l'efficienza del sistema formativo.
Non è così negli Stati Uniti, dove esiste la libertà di fare ricerca con amplissime disponibilità di mezzi, affinchè un giovane onesto, preparato e ricco di fantasia e creatività possa dare il meglio di sé.
E ritorniamo ai brillanti invischiati nel bitume della mediocrità e della mancanza di trasparenza:
Nel mare mediocritatis di alcuni ambienti accademici italiani parecchi giovani validi molto spesso non riescono ad emergere perchè si trovano come impegolati nel bitume.
Quale che sia la loro direzione di moto, troveranno sempre delle resistenze al loro avanzamento di carriera.
Sarebbe auspicabile un massiccio impiego di “trielina” o di altro “potente solvente” per ripulire tanti brillanti invischiati, restituendo ad essi la loro peculiare e rara capacità di riflettere e potenziare la luce della vera ricerca scientifica libera, unico rimedio all'attuale mancanza di competitività, pur riconoscendo che in Italia esistono parecchie oasi di vera ricerca di altissimo livello in ambito internazionale (sulla scia di Fermi, Segrè, Natta,Rubbia, Dulbecco, Montalcini, Giacconi), che dovrebbero costituire il seme ordinatore nell'attuale massa entropica ed amorfa
di settori di ricerca, alcuni dei quali hanno purtroppo subito deleteri processi involutivi di impiegatizzazione e burocratizzazione, che nulla hanno da spartire con la vera ricerca, che è quella dello “scienziato bambino” che dà sfogo a tutta la sua fantasia creativa, purchè disponga a sufficienza di costosi “giocattoli” (attrezzature e centri di ricerca) da utilizzare in piena libertà, senza condizionamenti.
Negli ultimi trent'anni poco o nulla è stato fatto per rigenerare il tessuto del sistema formativo italiano. Esistono, sia nelle scuole che nelle Università, lodevoli realtà che rappresentano picchi di
eccellenza,anche in ambito internazionale, ma sono poche e mal distribuite sul territorio, mentre la maggior parte delle strutture formative tira la carretta oppressa da un' immane valanga di carte inutili o quasi.
Sì, proprio tanti pezzi di carta inutili, che possono essersi trasformati,in gran parte nell'ultimo decennio, in documenti elettronici, rimanendo però sempre, nella sostanza, “carte inutili” rivestite di una patina di virtuale efficienza e modernità.
Per rigenerare il sistema formativo italiano non bastano le reti di computer, bisogna collegare in rete i cervelli, i migliori cervelli.
L'ex Presidente della Repubblica Azeglio Ciampi dice spesso che bisogna fare sistema.
E' proprio questa la ricetta da applicare su ampia scala, se vogliamo davvero che l'Italia possa riuscire ad inserirsi in un circuito virtuoso che coinvolga le varie componenti culturali, formative, innovative e produttive disperse sul territorio.
Bisogna darsi da fare seriamente perchè i centri di eccellenza culturali e formativi non solo riescano a sinergizzarsi per far funzionare bene la rete di conoscenze e competenze di alto livello, ma possano soprattutto elevare il valor medio della qualità del sistema. E qui sta il punto !
La qualità media del sistema formativo italiano è vergognosamente bassa.
Qual è la causa dell'appiattimento culturale e formativo ? La risposta la troviamo considerando
l'inarrestabile corsa verso diplomi e lauree da parte di persone motivate soltanto ad acquisire un
pezzo di carta svuotato, ahimè oggigiorno nella maggior parte dei casi, di seri contenuti culturali e
di competenze professionali effettivamente spendibili nel mercato del lavoro.
Quale cura proporre per sanare il sistema ?
L'unica medicina, amara ma quanto mai necessaria, visto lo sfascio culturale in atto, è l'abolizione del valore legale del titolo di studio.
Se un governo coraggioso adottasse questa drastica misura, cambierebbe tutto:
- I giovani non si affannerebbero più nella corsa al mitizzato pezzo di carta. Sarebbero costretti ad amare lo studio, studiando per la vita e non per il conseguimento di un diploma con 60/100, edulcorato surrogato della salutare bocciatura di una volta.
- Le scuole e le Università rilascerebbero soltanto degli attestati di frequenza di corsi e laboratori, senza valore legale.
- L' acquisizione delle conoscenze e competenze verrebbe verificata sul campo , in occasione del passaggio dalla scuola secondaria all'Università o in fase di colloquio presso le
aziende alla ricerca di personale qualificato.
- L'obbligo formativo, limitatamente alla fascia di età dai quindici ai diciotto anni, potrebbe essere assolto anche attraverso reti telematiche (e-learning), con vaste possibilità di scelta tra vari canali formativi, sia pubblici che privati.
Un sistema formativo sburocratizzato e completamente rinnovato nei contenuti e nei metodi, come
quello proposto, fornirebbe il migliore terreno di sviluppo per un' Italia nuova, nella quale ci sia
sempre meno spazio per gente abituata a vivere esclusivamente di amicizie e di intermediazioni affaristiche, senza i valori aggiunti della cultura e della creatività, ed invece sempre più spazio per i giovani onesti,preparati e fecondi d'idee nuove e di voglia di emergere nel contesto,
sempre più selettivo,dell'economia globalizzata.
Capita spesso di sentire, con maggior frequenza nei discorsi tra giovani, la frase: “Di che segno sei ?”
E' una domanda indice, che rappresenta la punta dell'iceberg della disinformazione scientifica, affiorante prevalentemente attraverso le credenze nelle influenze astrali, spesso mescolate, ahimè, da alcuni con quelle di fede e sistematicamente alimentate da giornali, rotocalchi, rubriche televisive e siti web per non scontentare la maggior parte dell'audience. La “civiltà” mediatica si basa anche, purtroppo, sulla trasmissione di messaggi anticulturali di qualsiasi tipo, purchè siano utili per incrementare gli indici d'ascolto.
Per fortuna esistono parecchi validi esempi di prodotti editoriali, trasmissioni televisive e siti web in controtendenza, che fanno divulgazione scientifica di buon livello, rappresentando tuttavia solitari picchi di eccellenza formativa in un mare magnum di disinformazione o di informazione
“scientifica” distorta o approssimativa.
La Scuola e l'Università, eccettuati pochi luminosi esempi, sono generalmente poco presenti nel settore della divulgazione scientifica rivolta alla maggior parte delle persone.
Queste istituzioni dovrebbero offrire al territorio punti di riferimento non occasionali per informare
la gente sulle più significative attività di ricerca scientifica nei vari settori. E' necessario che nelle Scuole e nelle Università gli incontri degli scienziati con la gente, soprattutto con i giovani, vergano organizzati sistematicamente e non soltanto in coincidenza con anniversari importanti per
la storia della scienza.
A questo punto ci chiediamo: “Come infondere nella gente l'amore per la scienza ?”
Gli alunni dovrebbero essere educati a frequentare periodicamente i pochissimi musei della Scienza disponibili e soprattutto a gustare la partecipazione sistematica ad incontri divulgativi con i protagonisti della ricerca (matematici, fisici, chimici, biologi, medici, ingegneri), i quali d'altra parte dovrebbero abituarsi a spiegare con semplicità i risultati dei loro studi facendo leva non soltanto sulla notevole potenza didattica delle presentazioni multimediali, ma soprattutto sulla capacità di coinvolgere con carisma le persone nel visualizzare con gli occhi della mente le idee scientifiche, che al di là delle formule e dei grafici che servono a codificarle ed esprimerle nel linguaggio usato dagli addetti ai lavori, rappresentano i veri contenuti del progresso scientifico. Si pensi alla teoria della relatività generale (teoria della gravitazione) einsteiniana, che pur basandosi su strumenti matematici notevolmente complessi (analisi tensoriale, geometria riemanniana e calcolo differenziale assoluto), potrebbe essere sintetizzata con la frase einsteiniana : “La massa dice allo spazio-tempo come curvarsi e lo spazio-tempo curvo dice alla massa come muoversi”. Questa idea si esprime matematicamente attraverso le 10 celebri equazioni differenziali della teoria della gravitazione, le cui funzioni incognite descrivono come venga curvato lo spazio-tempo per effetto di una data distribuzione spaziale di massa-energia.
D'altra parte, dal punto di vista pratico, l'idea di Einstein può essere resa evidente attraverso la classica immagine di una membrana elastica (spazio-tempo) curvata da una massa posta su di essa.
In conclusione, un modesto consiglio per la didattica delle scienze.
“Ludendo discere” è il motto al quale ci si dovrebbe ispirare per entusiasmare i giovani in laboratorio, traendo spunto da tutte le occasioni didattiche che possano presentarsi nel corso di un'esperienza. Evitare la monotonia delle lezioni esclusivamente libresche. Un concetto scientifico
evidenziato utilizzando gli strumenti di laboratorio e non soltanto simulando al computer, stimola la curiosità dei ragazzi più motivati, che sono portati naturalmente a porsi ed a porre delle domande, a dubitare, ad immaginare. Così si stimola la creatività scientifica, non con decine di pagine di passaggi matematici, che servono, sì, per prevedere e verificare i risultati sperimentali, ma a lungo andare, finalizzati unicamente alla dimostrazione, tendono a far perdere di vista ai discenti l'entusiasmo per la scienza, il cui progresso non può prescindere dalla creatività e dalla libertà dello spirito umano, segni inequivocabili dell'incommensurabile potenza del Creatore
dell' universo.
Il problema fondamentale della Scuola italiana è la mancanza di stanziamenti adeguati a modernizzarla ed a renderla adeguata alla crescente domanda di conoscenza della società globalizzata. E questo è arcinoto a tutti.
Ma ci sono tante piccole riforme che potrebbero essere fatte semplicemente con un tratto di penna, senza alcuna spesa : una di queste è la scissione delle cattedre di matematica e fisica nei licei classici e scientifici.
L' obsoleto accorpamento delle cattedre di matematica e fisica nei licei classici e scientifici risale
alla riforma scolastica introdotta da Giovanni Gentile nel lontano 1924. Ma allora il campo delle
conoscenze scientifiche di base da far acquisire agli allievi nell'ambito della fisica era molto più ristretto, sia perchè era ancora molto radicata la vecchia impostazione fisico-matematica ottocentesca, che subordinava la fisica alla matematica, sia perchè in quegli anni in Italia non esistevano neppure cattedre universitarie di fisica quantistica. Fu assegnata infatti ad Enrico Fermi , presso l'Università di Roma, la prima cattedra italiana di fisica teorica, insegnamento comprendente i contenuti della nuova fisica che nasceva in quegli anni grazie a Bohr, Heisenberg, Schroedinger ed
allo stesso Fermi.
Nella scuola italiana dal 1924 ad oggi poco o nulla è cambiato a livello metodologico-didattico per
quanto concerne l'insegnamento della fisica, fatta eccezione per le innovazioni introdotte attraverso i numerosi indirizzi sperimentali dai vari progetti didattici che si sono susseguiti negli ultimi trent'anni, sempre però mantenendo le vecchie cattedre di matematica e fisica.
Perchè non scindere con un semplice decreto ministeriale le cattedre di matematica da quelle di fisica, ridistribuendo le ore di matematica a docenti di matematica e le ore di fisica a docenti di fisica ? Le figure professionali del docente di matematica e del docente di fisica hanno senz'altro notevoli zone
d'intersezione, ma le prospettive didattiche sono completamente diverse:
il docente di matematica vede l'esperimento come un'appendice da collegare alla teoria;il docente di fisica invece parte dall'esperimento per arrivare alla teoria e poi da questa ritornare a sperimentare, tenendo sempre presente il metodo sperimentale galileiano.
Ci si lamenta tanto per la mancanza di vocazioni scientifiche nei giovani, i quali, pur sapendo di andare incontro alla disoccupazione certa, continuano ad iscriversi in massa a corsi di laurea poco impegnativi e più alla moda, come “scienza” della comunicazione,ma in pratica si continua a lasciare tutto fermo, senza avere il coraggio di avviare una svolta decisiva. Parole, parole, parole!
E dopo tante oziose discussioni, parlamentari e televisive, tutto rimane come prima.
E' duro frequentare i corsi di laurea duri e riuscire a laurearsi bene nelle vere discipline scientifiche , (matematica, fisica,chimica, biologia), ma si è certi di investire sul sicuro, non sulle capacità imbonitorie richieste da certi fatui ed evanescenti settori produttivi mediatici che bruciano vite, sogni e coscienze nell'arco di qualche mese o, nei casi più favorevoli, di qualche anno.
I giovani rifiutano di iscriversi alle vere facoltà scientifiche sia perchè non vogliono affrontare sacrifici e vogliono raggiungere facilmente il traguardo (?) di una laurea, sia perchè, e questo è il motivo fondamentale, la scuola negli anni di liceo, generalmente, non è stata capace di farli appassionare alle questioni scientifiche. Questo inconveniente si verifica, in molti casi, perchè gli
allievi non trovano insegnanti dotati di carisma scientifico,ed è causato dalla piattezza e dalla mancanza di meritocrazia, istituzionalizzata da sempre dal sistema scolastico, che considera l'insegnante come un numero di una casella di un archivio informatico, senza personalità e senza cuore, e la cui presenza nei ruoli è determinata soltanto dal rapporto alunni/docente programmato dalla legge finanziaria. L'Italia è il fanalino di coda nel mondo della ricerca scientifica perchè la
maggior parte della gente crede tuttora che la scienza non sia cultura, perchè crede che la fisica
sia unicamente la scienza che serve a costruire armi nucleari, perchè molti esponenti del mondo salottiero degli intellettuali che non si occupano di scienza sottovalutano, sulla scia di Benedetto Croce, il sapere scientifico,considerandolo come cultura di serie B, per non intellettuali.
Ecco la principale causa del provincialismo dell'Italia nel mondo senza confini della ricerca
scientifica. Ecco la principale causa del dilagare della superstizione, della magia, dell'ignoranza scientifica, della telefoninomania (tipicamente italiana) e dell'oroscopomania ! Per cambiare questa situazione di gravissimo degrado culturale,con pesantissimi riflessi sull'economia, bisogna urgentemente investire, senza avarizia ed a fondo perduto , sulla ricerca fondamentale, sui docenti scientifici, sui musei della scienza, sui laboratori di fisica, chimica e biologia delle scuole e delle università, iniziando subito a fare le tante piccole riforme che non costano nulla, come quella della separazione delle cattedre liceali di matematica e fisica.
Bisogna fare presto per bloccare il declino economico-culturale ed invertire la rotta ! Altrimenti Cinesi ed Indiani di grandissimo valore tecnico-scientifico colonizzeranno irreversibilmente tutti i gangli decisionali e produttivi della società italiana.
Negli ultimi quarant'anni, con l'autorevole avallo di certi psicologi e sociologi d'avanguardia, parlare di disciplina nel sistema scolastico italiano è stato come bestemmiare.
Sull'onda fin troppo lunga, direi quasi disgustosamente stazionaria, del libertinaggio introdotto da alcune personalissime e devastanti interpretazioni dei decreti delegati del 1974, che sono state demagogicamente portate avanti, in modo sistematico, fino a togliere decoro e credibilità a gran parte delle istituzioni educativo-formative, in nome di malintese ed ipocrite rivendicazioni del “diritto allo studio” (n.d.a. : diritto all'ignoranza), si è sempre gridato allo “scandalo” ogni
qual volta sia stata pronunciata la parola disciplina da qualche minoritario benpensante, che nelle assemblee studentesche e sindacali veniva fatto segno,nella migliore delle ipotesi, di fischi, urla ed ogni sorta di volgari esternazioni di disapprovazione. I risultati della diffusione capillare di tutte queste devastanti azioni anticulturali li vediamo concretizzati, giorno per giorno, in tanti episodi di malascuola evidenziati dai mass media, che provvedono ad amplificarli,etichettandoli sbrigativamente come episodi di bullismo, senza però informare la gente sulle cause remote e prossime di tutto questo sfascio educativo sia familiare che scolastico.
Gli attuali, numerosi episodi di malascuola, con frequenti appendici di violenza genitoriale contro
gli operatori scolastici, non sono altro che il risultato finale di una bolla antieducativa, anticulturale ed antidisciplinare che negli ultimi venti anni si è gonfiata a dismisura anche per effetto della caduta di stile di certi prodotti spazzatura della società mediatica, sempre più prevalenti, che non fanno altro che diseducare, anzi “educare” al turpiloquio, spesso irridendo in modo gravemente offensivo simboli religiosi e valori morali (onestà, rispetto della libertà del prossimo, disponibilità, altruismo) e culturali non condivisi perchè ritenuti “superati” perchè una società “culturalmente avanzata” possa assumerli come validi punti di riferimento.
Non meravigliamoci poi se le conseguenze di questa sistematica azione diseducativa si concretizzano, sempre più frequentemente, in casi di tossicodipendenza , di dipendenza da sette sataniche, di violenza e di comportamenti delinquenziali di ogni tipo ! Il male genera male se non viene tempestivamente individuato e severamente neutralizzato dalle istituzioni,nel rispetto della legalità, a tutti i livelli; altrimenti le metastasi di questo cancro social-culturale si propagano capillarmente devastando in modo irreversibile il tessuto vitale della società, soprattutto le giovani generazioni.
Come impedire la propagazione del degrado culturale ? Come invertire la rotta ?
Bisogna partire dalla famiglia e dalla scuola, diffondendo valori, senso di responsabilità civica e rispetto delle regole. In sintesi, bisogna usare un linguaggio nuovo,a tutti i livelli, sfruttando tutti i canali informativi,pubblici e privati. Soltanto così si può avviare una contropropaganda culturale che punti, cominciando dalla scuola, sulla rieducazione ai valori religiosi, morali e civici, senza ipocrisia nè vigliaccheria, parlando in modo chiaro, senza aver paura di chiamare ogni cosa con il suo nome, senza ipocriti nominalismi, e soprattutto fornendo, attraverso persone valide, concreti esempi validi di vita vissuta, con le difficoltà, gli impegni, i sacrifici e le gioie che la vita comporta.
Sul piano pratico il rispetto della disciplina e la repressione di ogni episodio
di violenza, sia da parte degli allievi sia da parte dei genitori, dovrebbero essere garantiti dalla presenza, in ogni struttura scolastica, di un vigilante
(pubblico o privato) con funzione deterrente nei confronti
di eventuali malintenzionati.
In particolare,bisognerebbe scaricare d'ufficio sui genitori la responsabilità
penale connessa a qualsiasi reato di vandalismo e di offesa a pubblico ufficiale
commesso dagli allievi minorenni a danno delle scuole e degli operatori scolastici,costringendo in tal modo i genitori a farsi carico seriamente dell'educazione dei figli.
Bisogna inoltre considerare che l'avvio di un processo rieducativo virtuoso,basato sulla stretta interazione scuola-famiglia, richiede che venga anzitutto restituito alla funzione docente il prestigio sociale demolito dalle riforme postsessantottine, valorizzando la figura professionale dei docenti con uno specifico statuto attraverso il quale venga codificata una corrispondenza puntuale tra indicatori di qualità delle mansioni professionali svolte e valutate e riconoscimenti di carriera.
Per ottenere questo risultato bisogna rifondare il sistema scolastico sulla meritocrazia, senza che questa parola suoni ancora come una bestemmia alle orecchie di tutti coloro che hanno massificato la scuola negli ultimi 40 anni producendo con la loro devastante demagogia minoranze sempre più folte di allievi ignoranti,prepotenti e maleducati che incrementano giorno per giorno la zavorra della nave “Italia”.
Come docente sono pienamente favorevole alle proposte ministeriali di rigenerazione del sistema scolastico italiano,da circa 40 anni in crisi soprattutto a causa dello sfacelo culturale e disciplinare prodotto unicamente dalle demagogiche "riforme" postsessantottine, attraverso le quali ,per decenni, sono stati consapevolmente ingannati studenti e docenti, per giungere all'attuale stato di entropia massima della scuola italiana, stato di massimo disordine caratterizzato dall'assenza totale di spinte meritocratiche, indispensabili per motivare docenti e studenti. E' ora di finirla con la massificazione della scuola prodotta da distorte applicazioni dei decreti delegati del 1974,che in molti casi hanno dato luogo a vuoto e nefasto assemblearismo di discenti e docenti, in un quadro di desolante diffusione di maleducazione, arroganza ed ignoranza.
Plaudo in particolare alla reintroduzione dell'organico funzionale, ed alla ridefinizione delle classi di concorso. Si consideri,in particolare, come caso eclatante di obsolescenza della scuola italiana, l'anacronistico mantenimento delle cattedre di matematica e fisica nei licei classici e scientifici,introdotte dalla riforma Gentile nel 1923 e non più rispondenti alle attuali esigenze formative per quanto concerne la fisica, spesso trascurata, salvo lodevoli eccezioni, da docenti laureati in matematica, con la forma mentis tipica di un matematico. La fisica deve essere insegnata esclusivamente da laureati in fisica: "unicuique suum". La scissione delle cattedre liceali di matematica e fisica è un esempio delle tante riforme da attuare immediatamente,per decreto, senza incremento di spesa.
La crisi economica mondiale, la cui causa prima è la globalizzazione della disonestà
e dell'egoismo, attuata con totale disprezzo dell' Amore di Dio e della solidarietà verso i poveri ed i sofferenti, rischia di essere amplificata esponenzialmente e convertirsi irreversibilmente in assenza globalizzata di ideali e di speranza, in altri termini nel buio più buio dell'amoralità, dell' individualismo e del materialismo.
Il nemico da battere è il materialismo, che fa vivere l'uomo come se Dio non esistesse, come se avesse soltanto bisogni materiali e non spirituali.
Il materialismo e la negazione dell' Amore di Dio, diffusi nel secolo scorso con diaboliche strategie di guerra e di sterminio dai governi degli imperi totalitaristi del male, Unione Sovietica e Germania nazista, e che hanno prodotto gli abissi infernali dei lager stalinisti e nazisti e l'olocausto del popolo ebraico, continuano ad agire tuttora, attraverso tutti i canali mediatici, con strategie molto raffinate e pervasive, minando con tutti i mezzi le coscienze dei giovani moralmente e culturalmente più deboli, fino ad annientarne ogni capacità di critica e di autocritica.
Si pensi alle conseguenze nefaste dell'ideologia del sessantotto, che sono alla base
del permissivismo più distruttivo per quanto concerne le metodologie educative e l'uso delle droghe di qualsiasi tipo. E' quanto mai necessario ristabilire la disciplina, l'educazione ed il rispetto degli altri, dopo un nefasto quarantennio di ricreazione.
Gli adolescenti d'oggi sono i nipoti dei ragazzi del sessantotto, molti dei quali,
sull' onda del deleterio permissivismo a 360°, senza alcun divieto, non hanno saputo
trasmettere ai propri figli le regole basilari dell'educazione e della convivenza civile.
Di conseguenza molti dei figli dei sessantottini non possono trasmettere ai propri figli
principi morali e rispetto delle regole che i loro genitori “amici” non hanno saputo o voluto inculcare in loro. Ed oggi paghiamo a caro prezzo le conseguenze di tanto lassismo, con i frequenti fenomeni di bullismo e stupidità “mediatico-cellulare” che affliggono le istituzioni scolastiche delle aree più degradate.
Ben venga il 5 in condotta per riportare un po' di disciplina e di educazione nelle aule. Molti giovani, tra quelli più influenzabili dai vari programmi di stupidità mediatica che imperversano in quasi tutte le reti televisive pubbliche e private, al solo scopo di fare audience alla faccia dell'educazione e della cultura, sono del tutto privi di capacità di riflessione e di introspezione e si comportano come teste vuote che i gestori dei cattivi media fanno a gara per rimpinzare di sciocchezze, sconcezze, immoralità, illusioni e vanità d'ogni genere.
Le “menti” di molti di questi giovani sono refrattarie ai contenuti culturali. Tantissimi giovani non sanno più apprezzare le pause, il silenzio; sono arroganti e maleducati, non sanno ascoltare. Possiamo descrivere sinteticamente il loro degrado morale e psichico con un ossimoro:
preferiscono al silenzio loquace della cultura e della scienza il rumore assordante e muto dell'ignoranza. Questo vogliono i gestori della società mediatica! Certo ! Bisogna comunque fare cassa con la pubblicità, a qualunque prezzo sociale; pecunia non olet!!!